mercoledì 27 aprile 2011

capitolo quarto: toposi toponimi

Capitolo quarto.

Siamo finalmente felici nella seconda fattoria. Tutto procede per il meglio e penso che staremo qua ancora un po’.

Avrebbe dovuto cominciare così, ma siccome siamo fuggiti dalla seconda fattoria dopo solo quattro giorni la farò iniziare così:

Siamo finalmente felici in un ostello nel centro di Sydney. Io sono un po’ intrigato dal fatto di stare in una camerata da 6 perché avrei voluto un po’ di privacy per riprendermi dallo shock della seconda fattoria, ma siccome siamo capitati qua in alta stagione –leggi: il giorno di pasqua- tutto costa di più e quindi le prime due notti staremo a dormire in un letto a castello troppo corto, spenderemo un sacco per mangiar fuori forse intossicandoci di glutine soltanto perché spiegare ogni volta qual è il problema è troppo stancante –e perché i supermercati del centro sono chiusi per ferie pare- e inizieremo a muovere i primi passi nella grande metropoli di Sydney.

Immagino che siate curiosi di sapere che è successo di tanto grave da farci fuggire dalla “farm”…ebbene, mo’ ve lo racconto: tutto iniziò un sacco di tempo fa quando andai in internet in una notte di luna calante con qualche nuvola, dopo una giornata di pensieri. Nelle profondità della rete scoprii il sito workaway.com tramite il quale ho trovato le due fattorie alla pari. Quella notte di giugno stetti alzato tantissimo, mi iscrissi al sito all’istante e lessi quasi 100 pagine di ospiti vari e infine mandai una mail a una dozzina di loro. Mi ripose subito una famiglia. La corrispondenza fu fitta nei mesi successivi, sembravano tanto coccoli. 7 figli, 4 con varie forme di autismo, 50 capre, 3 cani, 2 maiali, 5 maialini, 6 oche, 5 tacchini, quaglie, polli, 2 pappagallini etc…insomma, carino dai. Ci sentimmo via telefono i primi di gennaio ma poi arrivò l’inondazione. Loro erano irraggiungibili quindi dopo giorni di telefonate, mail e attese finimmo prima nell’altra fattoria. Poi il 15 aprile l’altra famiglia ci accompagnò gentilmente in quel di Chinchilla perché era di strada che loro andavano in vacanza. Passammo per Roma dove una gentilissima signora al banco informazioni ci regalò una borsa di tela nera per far la spesa.

A Chinchilla ci viene a prendere Phil, un amico della famiglia dalla quale dovevamo andare. Per mail ci avevano avvertito che loro stavano smaltendo gli ultimi strascichi della scarlattina, quindi un loro amico ci avrebbe ospitato per un paio di giorni…quei giorni furono 4 più o meno. Molto rilassanti e interessanti. A 65 anni, cristiano, non sapendo ne leggere ne scrivere Phil aveva vissuto tutta la vita nel bush australiano. Ci ha mostrato come mangiare le palme e come vivere delle larve nei tronchi d’albero marci –ci fai un soffritto per la cronaca. E no, non le ho ancora provate-. Poi ci ha dato interessanti consigli su come usare la motosega, ci ha fatto assaggiare il latte appena munto e ci ha immancabilmente raccontato la storia della sua vita, con tanto di foto. Vi dirò, incasinata assai. Pare che sua nonna durante la seconda guerra mondiale abbia dovuto fare la spogliarellista per mantenere i sei fratelli agli studi poiché al padre avevano confiscato tutti i terreni e le proprietà e l’avevano pure messo in prigione essendo lui tedesco. Dal lavoro pare sia nata la madre di Phil, la quale non ha mai saputo chi era suo padre. Pare che il padre fosse aborigeno, ma la madre di Phil è cresciuta non favorevole ai matrimoni misti quindi la nonna non le ha mai detto chi era il padre. Per il resto bene da lui. Abbiamo imparato a far la salsa “gravy”, tipicamente australiana (nel sughetto della bistecca in padella metti un po’ di farina e acqua…fatta) e una massima interessante: “il cibo serve per mandarti avanti, se è buono è un bonus”.

Poi siamo andati in una città vicino per far la spesa con la signora che ci avrebbe ospitato. Fatta la spesa siamo andati nella proprietà…e qua inizia il tutto. A parte l’accoglienza fredda del padre e i 7 figli allo stato brado, quello che più ci ha colpito è stata la “casa”: da 6 anni vivono in una costruzione, senza corrente, un unico gabinetto senza lavandino, l’acqua arriva dal cielo o da una pozza artificiale vicina. Fin qua tutto quasi ok, ma poi vedi che “siccome costa troppo” accendono il generatore solo di sera…quindi il frigo rimane senza corrente per tutto il giorno fino a quando fa buio e pure la notte quando si dorme,ma tanto “finchè sta chiuso va tutto bene”. Poi il puzzo di topo era insostenibile…ovunque, una roba fetente…persino nell’acqua che bevi. “Si abbiamo avuto un po’ di problemi coi topi dopo l’inondazione” ci han detto. La “casa” era un letamaio, tutto sporco, vestiti/cibo/giochi/altro sparsi indifferentemente per terra fuori o dentro casa nel fango come sul divano, cestini rigorosamente aperti, nessuna parvenza di igiene, lavarsi le mani prima di mangiare non esisteva. Poi ci hanno messo a dormire in una roulotte…piena di buchi, con qualche topo notturno che ti camminava sopra e tentava di rosicchiarmi il cibo. Abbiamo dovuto chiudere i buchi con scotch, lenzuola, cuscini, piastrelle e comunque i topi arrivavano, con sommo dispiacere di Fra e mia frustrazione. Di fatto la roulotte non era neanche troppo male, a parte il letto cortissimo, ma il contesto era terribile: per arrivarci dovevi passare dietro casa in mezzo alle immondizie e attraversare una pozza di fango…e il fango era fango ma spesso gli animali giravano e arrivavano alla porta di casa…

Poi stavano costruendo una casa…ma senza la minima idea se avrebbe retto o no. Non esisteva un progetto, il tipo usava un libro “la casa fai da te” e andava avanti a pezzi senza la minima idea di progettazione integrata, con il “ma si vedremo dopo” come modus operandi…tanto che Fra ed io gli abbiamo progettato il tetto che altrimenti veniva un macello. I 7 figli…coccoli anche. Nessuno con la benché minima forma di autismo però, soltanto che crescendo allo stato brado, (la figlioletta di 2 anni non veniva seguita da nessuno e la trovavi in giro persa nella discarica che era il retro della casa che si infilava in bocca qualsiasi cosa…non abbiamo mai visto sorridere quella bambina!) senza la benché minima idea di educazione o igiene, hanno un po’ di problemi ad inserirsi a scuola…che strano! Non tutti però. E poi i genitori non facevano che urlare ai figli, arrabbiandosi se non lavoravano per la casa o non cambiavano la piccola…ma sti figli avevano dai 14 anni in giù…sfruttamento minorile, o se volete la peggior forma di proletariato che abbiamo mai visto.

Allucinante. Non so descriverlo in realtà. Robe da terzo mondo solo che non era per necessità, bensì per pura pigrizia. La madre comprava loro giocattoli inutili e tanto cibo, che andava a male in “frigo”, topi ovunque…pure nei cereali che mangiavano i bimbi la mattina, ma non li guardava mai i bambini, non tentava di insegnarli un po’ di igiene ma nemmeno i genitori l’avevano. Siamo letteralmente scappati inventando la scusa che avevo trovato lavoro a Sydney. Ne abbiamo discusso un sacco, pensando a tutte le implicazioni filosofico-mentali-rispettose etc, ma no. Proprio non potevamo restare in una topaia simile. Eppure dalle mail/telefonate sembravano persone a posto…bisogna toccare con mano certe cose per essere sicuri.

Umanamente era invivibile. E sembrava che non si rendessero conto di quello che stava succedendo…bu, terribile. C’è un limite a tutto però, anche alla carità/volontariato. Siamo andati là sapendo che avevano bisogno di una mano ma non che gli serviva un bubez per lavare i piatti e mettere un po’ a posto quel lerciume solo perché la madre non aveva voglia di farlo, e le scuse del “ma ho fatto 7 figli, mi ci vuole un po’ di pausa” o il “take it easy” non sono scuse, sono pigrizia pura. Vergognoso. Spero che finiscano la nuova “casa” prima possibile, e spero stia su, così i figli possono avere una vita normale.

Detto questo, che non è tutto ma può ben bastare, abbiamo comunque imparato qualcosa, tipo la “white sauce” (cucchiaino di burro fuso, 2 cucchiaini di farina e latte qb e poi qualunque cosa tu voglia come cipolla/bacon/spezie/etc) che sta bene con la carne, o il come non vogliamo vivere, o il come la puzza di topo che impregna tutto sia insostenibile, o come esista qualcuno senza rispetto per i propri figli…schoccatissimi siamo corsi a prendere il bus. Invero abbiamo infilato un uno-due magistrale: gli abbiamo detto che avevo trovato lavoro il venerdì alle 20…tempo 1 ora avevamo fatto i biglietti per sabato mattina alle 4:50…velocissimi! Siamo quasi svenuti in auto però sempre per la puzza di topo e marcio –che in auto era ancora più insostenibile nonché irrespirabile-. Salutato il padre velocemente, il quale non è sceso nemmeno dall’auto, abbiamo atteso felici il bus.

Col bus siamo andati a Brisbane, dove abbiamo mangiato felici dei biscotti, poi abbiamo continuato in bus fino a Sydney, dove siamo tutt’ora, non ancora ripresi/rilassati ma almeno non puzziamo, né noi né i nostri vestiti, di topo.

Ora Fra guarda per i corsi d’inglese, io per qualche lavoretto. Cerchiamo ostelli economici e ci perdiamo per il centro di Sydney…che è soffocante. Tra qualche giorno ci spostiamo in un ostello più decentrato, inizieremo a far qualche foto, magari a vedere qualche museo. Assaporiamo la libertà di non avere un programma fisso e ci scontriamo con il costo della vita, che teniamo sotto controllo rigidamente ma che comunque non è poi così basso.


Eccoci, questo è finora. Tra un po’ vedremo Sydney…;)


Salutoni a tutti!!

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